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La treccia - Laetitia Colombani
Purtroppo mi trovo in controtendenza rispetto al gradimento di pubblico e di critica che ha avuto: a me non è piaciuto. Per quanto sia apprezzabile l'intento di rappresentare attraverso ognuna delle 3 storie un esempio di condizione femminile discriminatoria, l'autrice cade ripetutamente nell'uso di stereotipi che mi hanno reso la lettura piuttosto noiosa. Ho trovato le 3 protagoniste, le loro vicende e il contesto in cui si svolgono troppo prevedibili. Di pagina, in pagina, in finale mi diventava talmente intuibile da farmi passare la voglia di andare fino in fondo. Ci sono comunque arrivata, essendo il romanzo di facile lettura, senza particolare complessità né dal punto di vista della costruzione narrativa né da quello del linguaggio. Insomma, se dal punto di vista letterario non mi sento di tributare un giudizio positivo al romanzo, se avrà contribuito a sensibilizzare i lettori sulla questione dello svantaggio culturale, economico, sociale che tante donne, a tutte le latitudini, ancora subiscono, avrà comunque meritato il successo che ha raccolto. LUISA MERLI - 7 mesi fa |
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Diario d'inverno - Paul Auster
Diario d'inverno è un colloquio di Auster con se stesso. Si dà del tu. Si racconta a sé. Il lettore assiste a questo dialogo intimo, probabilmente sincero (perché che senso avrebbe altrimenti?), avvertendo questo senso di "terzietà”, tanto da chiedersi se questo diario Auster l'abbia scritto senza pensare che sarebbe stato pubblicato, o comunque senza farsene condizionare. Come se fosse una necessità e il di altri giudizio non fosse una preoccupazione. Anzi, in tutto il Diario solo in poche occasioni Auster prende posizione nei confronti del suo "tu": quando si attribuisce il plauso di essere un ottimo guidatore (lo fa più volte, quindi dev'essere una cosa cui tiene particolarmente), e quando si rammarica, vergognandosene, di non essere intervenuto in un episodio a prendere le parti di una persona (al funerale del padre, quando lo zio caccia sgradevolmente un ex dipendente che non era stato invitato). Per il resto, il racconto, per quanto intimo, è distaccato dall'intento di "tirare le somme". Non autogiudicandosi, Auster si sottrae al rischio - altissimo in un'autobiografia - di cadere nell'autocompiacimento o nella ricerca di riparazione dell'errore. E questo rende più facile al lettore procedere, senza sentirsi un voyeur né chiamato a provare simpatia o pena o qualunque sentimento di accordo o disaccordo. Soprattutto, Auster riesce nella sfida quasi impossibile di scrivere un diario che non annoi, tenendosi alla larga dalla storia della sua carriera, che tanto è fatto "risaputo".
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